CASTIGLIONE DI SICILIA – Il tesoro di Filippello, un mistero del 1800
Ricostruzione storico – giornalistica a cura di Michele La Rosa
Nel 1818, Antonio Filippello, abitante a Castiglione di Sicilia , ha trovato alcune monete antiche dentro la sua casa privata, ed è stato ingiustamente punito dalle autorità governative locali borboniche per non aver segnalato la sua scoperta in modo corretto. Il Filippello fu arrestato per ordine delle autorità locali ( Prosegreto) per non avere comunicato il suo ritrovamento. Le procedure, si scoprì dopo non furono giuste, l’uomo era stato arrestato ingiustamente diranno molti anni dopo le autorità preposte, pertanto il Segreto (autorità locale ) aveva avvisato il tenente generale di Sicilia sulla pena ingiusta di Filippello, e il 9 aprile 1818 quest’ultima ha ordinato all’Intendente di Catania di indagare sulle azioni del Prosegreto locale castiglionese. Nel frattempo le monete furono affidate a due preti locali, Antonino Sardo e Carlo Calì, per essere custodite in un luogo sicuro. L’Intendente ha risposto il 28 maggio, riferendo che le monete erano state consegnati ai due sacerdoti locali per la custodia. A seguito delle denunce di Filippello nel mese di giugno 1818, successivamente sembra che le autorità di Prosegreto locale furono sanzionate per il loro comportamento. Sulla vicenda, grazie ai vari documenti ritrovati si sa che il 9 aprile 1818, il tenente generale della Sicilia, marchese Gioacchino Ferreri, ha inviato una nota all’Intendente di Catania. In questa lettera il tenente ha dichiarato che il Procuratore (del Re e il sindaco / Segreto) di Castiglione aveva appena inviato un rapporto, che descrive la scoperta di monete antiche a casa di Antonio Filippello. Non ci sono ulteriori informazioni sullo scopritore delle monete, tranne che viveva a Castiglione e di avere trovato le monete nella propria casa privata dove stava eseguendo alcuni lavori di costruzione . Pare che la scoperta delle monete era casuale, Filippello probabilmente stava demolendo un muro durante i lavori di ristrutturazione nella sua casa e nel rimuovere i detriti di sterro tra i calcinacci la scoperta . Alla fine della vicenda le autorità borboniche avevano rilevato che il Filippello era stato arrestato ingiustamente in quanto il Prosegreto aveva agito non in virtù delle leggi allora in vigore :
(1) aveva confiscato irregolarmente le monete antiche senza avvisare il Segreto di Catania a cui invece spettava il compito di tutelare i rinvenimenti archeologici e di numismatica , invece il Prosegreto ha continuato a detenerli lui;
(2) Filippello era stato arrestato ingiustamente senza avere commesso alcun reato . Questo è il punto chiave della questione considerato che Filippello aveva trovato le monete sulla sua proprietà e quindi il Prosegreto in realtà non aveva il diritto di arrestarlo, pertanto il Prosegreto di Castiglione aveva commesso un abuso di potere;
(3) La procedure del Prosegreto aveva causato altre gravi conseguenze, cioè la perdita di molte altre monete. Difatti si ipotizza che dopo essere stato arrestato il Filippello e portato via dalle autorità locali, la casa del ritrovamento di monete rimase senza alcuna sorveglianza e controllo all’accesso , pertanto il resto delle monete furono disperse o probabilmente parenti e vicini hanno approfittato della situazione e venduto le monete a collezionisti e rivenditori locali.
Ma che fine hanno fatto le monete in rame li ritrovate? Quante erano veramente? Quante ne avevano custodite i due preti? Quante ne avevano rubato i vicini o chi era andato a scavare tra quelle mura incustodite? Su questi aspetti scarseggiano le notizie e le fonti documentali, lasciando agli storici solo ipotesi e misteri. Si sa solo che dalla città di Giarre dovevano essere trasferite al Museo Regio di Palermo .Al Filippello pare furono date 25 once per ricompensarlo dell’ingiusto arresto, ma non si riesce a comprendere se risarcito anche delle monete a lui sequestrate. In effetti sembra che alla fine solo due monete furono requisite e potrebbero trovarsi presso il Museo di Palermo, ma non esposte in quanto custodite in dei locali non fruibili. Ed il resto delle monete dove andarono a finire? E qui inizia il segreto del tesoro di Filippello, che tanto ha incuriosito gli storici e gli appassionati di numismatica.
Tutta la vicenda difatti si inserisce in un contesto storico e territoriale più ampio, che riguarda il versante Nord etna e la Valle dell’Alcantara, dove anche nel passato sono stati diversi i rinvenimenti di monete antiche, sia durante scavi archeologici ufficiali che da parte di tombaroli. Ecco perché si ipotizza che le monete ritrovate da Filippello in effetti possano far parte di una sorta di “tesoretto” nascosto e poi ritrovato per caso.
Il contesto storico evidenziato da giuristi e storici per ricomporre la vicenda è questo : “ il ritrovamento di monete di Filipello risale all’inizio del XIX secolo, la Sicilia, quando Ferdinando I , il principe della Casa di Borbone, ha istituito il Regno delle Due Sicilie. Filippello risiedeva a Castiglione, questo piccolo paese sul versante settentrionale dell’Etna, in provincia di Catania. Castiglione, con i suoi circa 4000 abitanti censiti all’epoca, storicamente si sa con certezza che fu assediata da re Federico III d’Aragona nel 1282. L’area evidenziata nella ricostruzione sta soprattutto a nord del Monte Etna, nelle province di Catania e Messina, che hanno un numero significativo di siti archeologici. In particolare, Francavilla (Messina), che è molto vicino a Castiglione, dove vi sono i resti di un centro anonimo dove gli archeologi hanno trovato un certo numero di edifici sacri, risalente al VI al IV secolo a.C, e un numero considerevole di pinakes in terracotta o tavolette votive che sono comunemente depositati nei santuari o camere di sepoltura degli abitanti delle antiche colonie e città della Magna Grecia . Quando Filippello aveva trovato le monete antiche nei resti di un muro nella sua casa di Castiglione, il governo borbonico di Ferdinando avevo appena compiuto una delle sue poche riforme amministrative di successo e importanti, vale a dire il decreto del 11 ottobre 1817, entrato in vigore il 1 ° gennaio 1818, in cui la Sicilia è stata separata in sette valli (o regioni) da somministrare da intendenti rilevanti (intendenti). Questi sono stati ulteriormente suddivisi in ventitré distretti ad essere gestito da sotto-intendenti (Sottointendenti), che ha supervisionato la condotta delle autorità cittadine locali. Così, sia intendenti e sotto-intendenti avevano compiti specifici relative al mantenimento locale di antichità della Sicilia, mentre la Commissione della Pubblica Istruzione (commessione di Pubblica Educazione) . Come il tenente generale ha dichiarato nel suo dispaccio: il Prosegreto di Castiglione aveva abusato del suo potere nel caso del trattamento di Filippello. Così, il tenente ha ordinato l’Intendente di Catania, a esaminare la questione, per ottenere informazioni sul valore delle monete e il loro numero, e di indagare il Prosegreto per gravi ingiustizie di Castiglione verso il loro scopritore . L’Intendente di Catania, Vincenzo Gagliani , ha risposto al marchese Gioacchino Ferreri il 28 maggio 1818. Aveva appena scoperto che i preti locali Antonino Sardo e Carlo Calì tenevano le monete in un luogo sicuro. Nel frattempo, un rapporto preciso sulle monete era stato scritto. La catalogazione numismatica ha fatto riferimento alle immagini della rinomata ricerca “Siciliae Populorum et urbium regum quoque et tyrannorum veteres Nummi Saracenorum epocham antecedenti,” di Gabriele Lancillotto Castelli ,Principe di Torremuzza .Intanto il Segreto aveva previsto di recuperare le monete, che i sacerdoti locali, Sardo e Calì stavano custodendo e in seguito quindi di spostarli alla Segreteria del Ministero degli Interni presso la Luogotenenza di Palermo. L’8 giugno, secondo i documenti d’archivio del Ministero dell’Interno la Luogotenenza ha deciso di informare Giuseppe Saverio Poli (uomo di cultura, nato nel 1746,dopo gli studi padovani si trasferisce a Napoli dove entrò in stretto contatto con la dinastia dei Borboni, ricevendo la nomina di professore di storia e geografia nell’ Accademia militare di Re Ferdinando I e venendo incorporato all’esercito col grado di luogotenente). Sulla scoperta delle monete a Castiglione Poli ha ricevuto il suddetto rapporto originale da parte del Ministero in data 11 giugno 1818.
Sul sito http://www.archaeologybulletin.org/articles/10.5334/bha.246/ una dettagliata ricostruzione della vicenda in lingua inglese a cura di School of Archaeology and Ancient History, University of Leicester, Gran Bretagna.