3 Dicembre 2024

ETNA DOC – Osservatorio Uiv-Vinitaly: turismo del vino alle pendici dell’Etna stimato in 123 milioni di euro l’anno

confronto Etna oggi (a sinistra) e come potrebbe essere senza vino (destra)

MICHELE LA ROSA – Il  Vinitaly conferma il trend positivo per l’Etna Doc. Numeri e trend complessivamente confermano una stagione in crescita. Dai primi incontri e interviste le conferme.  E sul territorio è visibile che qui c’è fermento. “L’Etna sta indubbiamente vivendo una stagione di crescita, con valori che sovraperformano le medie regionali e nazionali. Bisogna insistere su quanto seminato sia sotto il profilo privatistico che consortile. Sul fronte dei produttori, è necessario mantenere alta l’asticella della qualità e garantire il ruolo di salvaguardia del territorio, a partire dal prezioso patrimonio paesaggistico. Al Consorzio invece il compito di massimizzare il risultato dei produttori, anche perseguendo politiche di contenimento produttivo e approfittando di tutte le occasioni per la promozione”.

Francesco Cambria

È questo il commento di Francesco Cambria, il presidente del Consorzio Tutela Vini Etna Doc, oggi a Vinitaly alla presentazione di “Se tu togli il vino all’Italia. Un tuffo nel bicchiere mezzo vuoto”. L’indagine è stata realizzata dall’Osservatorio Uiv-Vinitaly e Prometeia per valutare l’impatto in termini socioeconomici di un’eventuale scomparsa del vino del Belpaese e ha preso in esame tre territori particolarmente vocati: Barolo, Etna e Montalcino.

Secondo l’analisi – che ha misurato l’impatto prodotto dal vino sull’economia locale – il contributo sul territorio della Doc siciliana vale fino a 10 volte più del valore del vino (franco cantina). Ogni bottiglia prodotta e consumata in loco è infatti capace di generare un impatto (diretto, indiretto e indotto) sul territorio quantificabile in 82 euro. Un vigneto piccolo, composto da 1.550 ettari e con appezzamenti medi inferiori all’ettaro per la metà dei 440 produttori, in grado però di esprimere grande valore e opportunità occupazionali, anche al di fuori della filiera vino. Sono 250 mila – evidenzia il focus – le giornate lavoro richieste per gli ettari terrazzati coltivati ad alberello, con circa 2.500 persone coinvolte direttamente nella produzione di uva e vino (circa 50 milioni di euro di valore, di cui il 60% esportato). Un’economia a trazione enologica che vive un momento d’oro, testimoniato anche dalla nuova generazione che sempre più sta riprendendo il lavoro sui campi dei nonni e da un valore fondiario del vigneto di 5 volte superiore alla media regionale. Anche il turismo, attratto dal vulcano, grazie al vino sta contando su una domanda soprattutto estera (66%) più alto-spendente. Sono ormai diverse le cantine che oltre le degustazioni offrono pure ricettività, eventi, ecc. . L’Osservatorio Uiv-Vinitaly rileva che oggi circa il 60% delle 150 aziende di filiera organizza tour e degustazioni guidate. Il valore complessivo generato dal turismo del vino alle pendici dell’Etna è stimato in 123 milioni di euro l’anno. Numeri importanti che probabilmente sfuggono ancora ai soggetti istituzionali preposti, difatti manca una regia precisa, manca in Sicilia un quadro normativo ben preciso, seppur già c’è una certa legislazione. Vino & turismo è un binomio ormai in crescita tutt’intorno al vulcano, dove sono ormai molte le cantine che puntano ad andare oltre la semplice produzione di vini, ma puntano a far diventare le cantine vere e proprie mete turistiche dove i viaggiatori scoprono i vini attraverso  wine experience vere e proprie, partendo dai vigneti, per poi immergersi nel territorio, nelle tradizioni locali, e poi tra vini e abbinamenti con altri prodotti tipici locali. Il Consorzio da parte sua sta già puntando anche ad ottenere la DOCG, confermando il percorso verso una qualità certificata che attesti l’unicità dei vini etnei e garantisca pure il consumatore finale.

 

Immagine in allegato: confronto Etna oggi (a sinistra) e come potrebbe essere senza vino (destra)