SANT’ALESSIO SICULO – “L’anima greca nel quotidiano della Val d’Agrò”
“Dicono che una volta i greci hanno avuto una cultura, perché tutti sapevano gioire. Prova ad immaginarti un popolo che vive nella gioia! E questa gioia è la cultura”. Con questa frase dello scrittore ungherese Sandor Marai, la vice presidente di Archeoclub Area Ionica Messina, Ketty Tamà, ha tracciato il tema della settima edizione di “Miti, Sogni, Poeti, Pittori e Santi nella Valle d’Agrò, alla scoperta del Genius loci”, interamente dedicata quest’anno alla cultura greca sul territorio. L’evento, organizzato da Archeoclub Area Ionica Messina, in collaborazione col Parco di Naxos, il comune e l’arcipretura di Casalvecchio si è tenuto, come ogni 21 giugno, presso l’Abbazia dei SS. Pietro e Paolo d’Agrò.
“Dal Solstizio nasce sempre qualcosa di buono”, ha profetizzato in avvio l’assessore alla cultura di Casalvecchio Siculo, Marcella Russo, nell’intervento di saluto, precedendo Maria Rosaria Grasso (componente del coordinamento regionale dei Archeoclub d’Italia, nonché presidente della sede Area Ionica Etnea). E la profezia ha subito preso corpo. Infatti, l’incontro – moderato dalla Tamà e dal presidente Archeoclub Area Ionica Messina, Filippo Brianni – è entrato nel vivo con una sorta di originale “esperimento”: il prof. Daniele Macris (presidente della comunità ellenica dello Stretto) ha riletto il diploma con cui nel 1116 Ruggero II concesse all’abate Gerasimo la facoltà di riedificare l’abbazia dei SS. Pietro e Paolo; concesse anche tutta una serie di diritti e possedimenti sulla Val d’agrò, ma anche sulla tonnara di Oliveri, su Troina, su Taormina. Macris ha ripercorso l’indicazione di toponimi e confini indicati in questo documento del XII secolo scovando quelli aventi origine greca. Ha poi acceso la curiosità del pubblico svelando l’origine greca ed il significato di tanti cognomi e luoghi, anche della stessa Casalvecchio (come le frazioni Mitta, Fadarechi, Rafale), della vicina Scifì, Catalimiti, Contura, e di altre zone del territorio, alcune ormai sparite come l’isoletta coltivata all’interno della fiumara d’Agrò.
Nella seconda parte dell’evento, ha avuto luogo la presentazione del libro “L’ultimo Romito” (Lithos editore), scritto da Enzo Basso, Pino Privitera e Diego Celi. Il primo ad intervenire è stato proprio il giornalista Enzo Basso, offrendo uno chiaro e moderno spaccato del contesto sociale e religioso di Padre Alessio, del rito ortodosso e dei suoi valori. Concetti approfonditi e dettagliati poi anche dal coautore del libro, Pino Previtera, dirigente regionale col pallino della storiografia, e da Raffaele Manduca, che ha curato la prefazione. Ne è venuta fuori una constatazione ed una speranza: la constatazione è che i valori del rito greco non sono qualcosa di “orientale ed astratto”, ma costituiscono parte integrante del patrimonio culturale e religioso del comprensorio; la speranza è che si possa preservare, riconoscere e valorizzare questo patrimonio comune con scelte mirate. Compiere, in altri termini, quell’ecumenismo rimasto incompiuto.
In coda all’incontro, Marcella Russo, Concetto Orlando (assessore della Giunta dell’Unione, nonché sindaco di Roccafiorita) e Carmelo Saglimbeni (presidente del consiglio dell’Unione dei Comuni) hanno scoperto la prima tabella della segnaletica che punta a “rapire” i visitatori già dalle uscite autostradali e condurli fino all’Abbazia. Un progetto finanziato dall’Unione dei Comuni Valli Joniche dei Peloritani, presieduta da Davide Paratore, che prevede anche un supporto interattivo con l’ausilio di due QrCode, uno associato a Google Maps, l’altro contenente un video realizzato dalla testata online Sikilynews, messo a disposizione di Archeoclub e dell’Unione, gratuitamente, da parte del suo direttore Andrea Rifatto. Il progetto segnaletica, peraltro, coinvolge anche l’anello del Dinarini, sul versante nord del territorio dell’Unione.