ACIREALE : la città si candida a diventare capitale della granita Dop
Un marchio di qualità per la granita siciliana. A candidarsi per ottenere la certificazione potrebbero essere i pasticceri ed operatori di settore della Città del Carnevale più bello di Sicilia. L’assessore alle Attività produttive, Alessandro Oliva, invita tutti gli operatori commerciali di Acireale addetti al ramo “Gelatieri – Granitieri” a partecipare all’incontro utile per la stesura ed approvazione del Regolamento della vera Granita Siciliana che si terrà giovedì 14 gennaio alle 15.30 nei locali del settore Commercio in via Lazzaretto 16. «Ricordo che solo tramite l’approvazione di un apposito disciplinare, a cui il prodotto deve essere conforme, sarà possibile presentare domanda di registrazione al marchio DOP o IGP, che potranno garantire il prodotto come eccellenza tipica locale”. Per tanti catanesi, ma non solo, è diventato un fatto di tendenza andare a gustare una granita ad Acireale, sopratutto nei bar e pasticcerie del centro storico.
E’ proprio la città acese che ospita una festa della granita da 4 anni chiamata la ” Nivarata – il rito della Granita Siciliana, evento l’anno scorso svoltosi dal 29 al 31 maggio . A Nivarata è un nome ispirato dai “Nivaroli” ovvero quelle persone che un tempo andavano in montagna a prendere la neve per poi utilizzarla, insieme a succo di limone o di arancia o caffè, per la creazione di un sorbetto rinfrescante durante l’estate. La creazione del festival nel 2012 nasceva per affermare le peculiarità della granita siciliana, contribuendo alla diffusione del prodotto artigianale nel mondo.
Fin dal Medioevo, in Sicilia esisteva la professione dei “nivaroli”, cioè quegli uomini che d’inverno si occupavano di raccogliere la neve sull’Etna, sui monti Peloritani, Iblei o Nebrodi, e tutto l’anno, si occupavano di conservare la neve nelle “neviere”, preservandola dal calore estivo, per poi, come nel caso dei “nivaroli dell’Etna”, trasportarla sino in riva al mare nei mesi di maggiore arsura.Quest’ultimo è sicuramente un prodotto inventato dagli Arabi che, all’epoca, lo chiamavano “sherbet” e non era altro che una bevanda leggermente gelata a base di acqua, frutta e dolcificanti.
Gli Arabi bevevano sherbet per contrastare l’arsura delle regioni desertiche. Durante la dominazione saracena in Sicilia, prima dell’anno mille, gli Arabi impararono ad usare la neve dell’Etna mista a sale marino come eutettico per mantenere bassa la temperatura del sorbetto durante la sua lavorazione e per aumentare il potere refrigerante. Verso la fine del ‘600, un abitante di Aci Trezza cercò di adoperarsi nel migliorare la ricetta araba, creando una sorta di pozzetto da cui sarebbe riuscito ad ottenere il gelato. Secondo la tradizione, nel 1660, fu il nipote di questo cittadino di Trezza, di nome Francesco Procope De Coltelli ad aver esportato la tecnica per la creazione di gelati e granite al di là delle Alpi, direttamente a Parigi. Procopio Cutò, detto dei Coltelli, nel 1686 fondò il famoso caffè “LeProcope” nella ville lumière, dove mise a punto una macchina per fare i gelati.
Questa gli valse la celebrità, al punto che il re Luigi XVI gli diede la fornitura esclusiva a corte delle “acque gelate” (granite) e dei gelati. Il Cafè Procope, ancora esistente e visitabile nel quartiere latino di Parigi, nel corso dei secoli ebbe illustri clienti come Voltaire, Rousseau o Diderot, durante il periodo degli illuministi, o Roberspierre, Danton, Marat e Saintjust durante la rivoluzione francese. Tra i suoi estimatori vi fu anche Napoleone. Il siciliano Procopio sfidò l’Europa con in mano una granita e riuscì a conquistarla con grande orgoglio della propria cittadina, Aci Trezza. Tra il ‘700 e l’800 i Monsù contribuirono ulteriormente alla diffusione di queste specialità in Sicilia, grazie anche alla grande abbondanza e varietà dei frutti nell’isola.