24 Novembre 2024

Antonio Presti e la sua Fondazione organizzano incontri ad Ancona, Urbino e Pesaro tra arte e pensiero

antonio-presti-piramide  L’impegno della Fondazione Antonio Presti – Fiumara d’Arte – è sempre stato quello di affermare attraverso il valore della  “bellezza” una possibilità di cambiamento. Sempre con spirito di donazione sono state offerte alla terra di Sicilia grandi musei all’aperto, impegni etici per quei luoghi di “mancamento” (periferie), per ridare alla bellezza il suo spirito emozionale. Il tutto nasce da un grande sacrificio personale del presidente Antonio Presti che con proprie risorse, senza contributi pubblici, ha realizzato tutti gli eventi di Fiumara d’Arte.

Antonio Presti, presidente della Fondazione Fiumara d’Arte, è un siciliano che ha deciso di dedicare tutto se stesso, compreso il suo patrimonio personale, per far trionfare l’arte in tutte le sue forme. Nato a Messina, è il presidente della Fondazione Antonio Presti – Fiumara d’Arte, impegnato da anni in Italia e nel mondo a creare una coscienza legata alla cultura ma soprattutto ad uno spirito etico, che si forma proprio attraverso un rapporto differente con la bellezza.  Tra le iniziative la creazione del museo a cielo aperto di sculture monumentali nella Valle dei Nebrodi in Sicilia “Fiumara d’Arte”,  l’Atelier sul Mare, un albergo-museo a Castel di Tusa, in provincia di Messina e  la realizzazione del “Chilometro di tela”, che ha chiamato a raccolta, durante i numerosi anni della sua realizzazione, numerosissimi artisti. A Catania  ha creato la “Devozione alla Bellezza”, con il “Cero di S.Agata”,  la Casa-d’Arte Stesicorea, l’evento di poesia “Il treno dei Poeti”, e ancora “Terzocchio – Meridiani di Luce” rivolto al quartiere periferico di Catania “Librino”, dove Presti chiamerà a collaborare alcuni tra  i più importanti fotografi del mondo, che avranno l’incarico di fotografare l’anima del quartiere: “la gente”.

LA POLITICA DELLA BELLEZZA DI ANTONIO PRESTI :

Antonio Presti viene indicato come uno degli ultimi grandi mecenati, anche se, in verità, lui stesso non ama essere definito tale, ma soltanto un uomo devoto alla bellezza, che a questa ha dedicato tutta la sua vita: bellezza intesa come dono, come condivisione, come etica. Un altro elemento imprescindibile è il suo legame con la Sicilia, la sua terra. Quindi non un mecenate, ma un uomo che regala bellezza ad una terra già meravigliosa. Il dono della bellezza esclude il concetto di proprietà, per cui ha preferito far costruire tutte le opere della Fiumara d’Arte, parco di sculture monumentali, su terreni demaniali per donarle ai comuni dell’area. Un dono che gli è costato numerosi processi per appropriazione indebita dei terreni demaniali e abusivismo edilizio e che gli imponevano la demolizione delle opere. Nel tempo, anche grazie all’appoggio della comunità  culturale internazionale, della stampa consapevole, artisti, critici e direttori di musei, i processi si sono conclusi in un nulla di fatto e le sculture oggi, dopo 25 anni,  sono salve.

Tutto questo ha portato Antonio Presti ad assumere un ruolo oppositivo rispetto alle istituzioni, alle quali aveva fatto dono delle opere della Fiumara e che non solo non avevano accettato il dono, ma non lo avevano nemmeno riconosciuto come “valore”, a dispetto di quanto ha fatto fin da principio la gente comune. La sua opposizione non è stata rispetto a questo o quel partito, questo o quel potere, ma rispetto all’ignoranza, alla presunzione, alla persecuzione, al nulla.

Adesso, che la vicenda della Fiumara si è conclusa positivamente con l’accettazione del dono, che implica anche la cura del bene ricevuto con la Legge Regionale 6/06 dal titolo “Valorizzazione turistica-Fruizione e conservazione opere di Fiumara d’arte”,  il ruolo di Antonio Presti sarà di garante del rispetto degli impegni presi dall’amministrazione e di collaborazione per il restauro delle opere. Adesso, oltre a restituire dignità alle sculture , si potrà pensare, in futuro, ad ampliare la Fondazione Fiumara d’Arte,  con nuovi progetti.

Se il valore è la semina, il raccolto di questa semina spirituale di Bellezza, sarà ancora una nuova semina per le generazioni future. Per questo, ancora una volta, Antonio Presti conferma il suo impegno civile e culturale per il quartiere di Librino, periferia di Catania, dove, insieme alla sua equipe, sta lavorando da anni per la realizzazione di un grande museo all’aperto della fotografia. A Taormina si appresta ad avviare un altro progetto per il risanamento del Villaggio Le Rocce, ridotto a discarica, sul quale Presti vuole realizzare un centro culturale internazionale per rispondere all’abbandono con il “valore”, al degrado con la “Bellezza”, mentre in un sito di estremo interesse naturalistico ambientale ricadente nel versante est del parco dell’Etna, e precisamente nel Bosco di Betulle e nei monti Sartorius, vuole realizzare un itinerario naturalistico-culturale denominato “Io vedo l’invisibile”. Due iniziative che faranno del territorio etneo, il simbolo di una rinascita civile e culturale, di una nuova generazione che non vuole essere più “anti” ma vuole contribuire a costruire il progetto etico di una Sicilia contemporanea che vuole scegliere la  Bellezza per parlare al mondo. Il sogno di Antonio Presti è legare etica ed estetica in un legame indissolubile per una nuova politica dell’essere, una politica sociale forte fatta di impegno civile. In fondo si tratta di dare nuova linfa ad un pensiero di cui erano già portatori gli antichi greci, soprattutto il grande Aristotele.

In questo momento storico, il messaggio di Antonio Presti al mondo dell’arte, agli intellettuali, agli artisti, ai giovani, è di intraprendere un percorso nuovo di impegno politico e sociale. Nella contemporaneità l’artista tende ad usare l’arte come ostentazione del proprio ‘ego’ e del facile arricchimento. La cultura di cui Antonio Presti parla, invece deve essere politica. Non un’autocelebrazione per pochi, ma il valore dell’impegno: un  concetto di Bellezza che può essere compreso e condiviso anche da chi non si sia mai confrontato con un manuale d’arte. Un’Arte non protagonista di un’estetica dell’apparire, ma azione artistica che interviene nella vita sociale.

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                              Nelle Marche incontri tra arte e pensiero

                   La Politica della bellezza di Antonio Presti

Il mecenatismo di Antonio Presti ha inaugurato una nuova forma di promozione dell’arte e della bellezza: anzi tutto riproponendo la loro connessione in rinnovate espressioni; inoltre, realizzando originali collocazioni delle opere d’arte. Da trentacinque anni persegue questi obiettivi: al 1982 risale l’Associazione culturale “Fiumara d’Arte” e da allora è stato un susseguirsi di iniziative qualificate, ispirate all’idea della bellezza come dono e dell’arte come condivisione, cui consegue coerentemente il legame tra etica ed estetica come rivendicazione della specificità di ciascuna delle due e riconoscimento della loro vitale connessione, che si rende anche più evidente quando un’azione artistica interviene nella vita sociale.

Così il Festival del Pensiero di Ancona dilata la sua presenza oltre il capoluogo dorico in alcune sedi universitarie, scolastiche e culturali con l’intento di coinvolgere in particolare i giovani e sensibilizzarli alla questione estetica, mostrando che il pensiero è sotteso anche alla creazione artistica e alla sua interpretazione. In tal modo il Festival del Pensiero Plurale ambisce a rendere consapevoli di questa molteplicità di percorsi e passaggi, che permettono di collocare la bellezza tra arte e pensiero e di collegare logos e pathos in una visione integrale dell’uomo.

Ebbene, per sensibilizzare in questa direzione, la Fondazione “Fiumara d’Arte” organizza alla fine di novembre nelle Marche alcuni incontri in collaborazione con il Festival del Pensiero Plurale secondo il seguente programma.

Sabato 26 novembre: il primo appuntamento – promosso dall’Università degli studi di Urbino “Carlo Bo” e Scuola di Conservazione e Restauro in collaborazione con la Casa degli artisti di Fossombrone (PU)-  è a Urbino, per fare “Il punto sul restauro dell’Arte Contemporanea.

Lunedì 28 novembre: il secondo incontro si terrà ad Ancona alle h. 10.00/12.30 al Liceo Artistico “Edgardo Mannucci”; il terzo incontro avverrà a San Benedetto del Tronto alle h. 17.30 alla Pinacoteca Comunale “Bice Piacentini”.

Martedì 29 novembre: il quarto incontro si svolgerà a Loreto alle h. 11.00/12.30 all’Istituto di Istruzione Superiore “Einstein – Nebbia”; poi ad Ancona si terranno due incontri: alle h. 14,30/16,30 alla Facoltà di Economia dell’Università Politecnica delle Marche, e alle h. 18,00 alla Mole Vanvitelliana nella Sala Box.

Mercoledì 30 novembre: ancora ad Ancona alle h.11.00/13.00 nell’Auditorium dell’ Istituto di Istruzione Superiore “Podesti – Calzecchi Onesti”; e nel pomeriggio a Jesi alle h. 18.00 alla Pinacoteca covica e galleria d’arte contemporanea a Palazzo Pianetti in collaborazione con il “Progetto Chromaesis. Museo Territorio”.

In ogni caso, l’invito è quello di ripensare l’arte attraverso una duplice operazione: rivitalizzare il nesso tra il bello, il vero e il bene, e riannodare il legame con la gente. Sono, queste, le due coordinate che permettono di individuare l’idea della fruibilità universale della bellezza attraverso l’arte, diversamente da quanto in genere accade per cui la fruibilità perde il suo carattere universale: si restringe a una minoranza di “spettatori”, di cui una minoranza anche più ristretta è quella degli “intenditori”. Così l’opera d’arte diventa “affare di specialisti”, e i due termini sono di per sé significativi, in quanto attribuiscono all’arte una caratterizzazione elitaria e mercantile dell’arte. Certamente, occorrono competenze specifiche per una valutazione e valorizzazione dell’arte, ma altrettanto certamente non si può, in nome di queste, perdere il contatto vivo con la gente, che (almeno in prima battuta) non ha bisogno di corsi di filosofia o di storia dell’arte per avvicinarsi alle opere artistiche, per cui ciò che conta è mettere le persone in rapporto diretto con l’arte nella quotidianità, in modo che l’arte sia considerata come un elemento valoriale e momento essenziale della vita tutti e di ciascuno .

Così, l’opera d’arte vive non solo della produzione dell’artista ma anche della fruizione del pubblico, anzi sarebbe meglio dire delle persone, per non cedere alla tentazione di un arte intesa come spettacolo o mercato. Senza recriminare su questo rischio, occorre operare per superarlo. Lo richiede l’arte in sé, ma anche l’etica e la politica. L’etica perché la separazione del buono dal bello compromette la bellezza della moralità. La politica perché la separazione del bello dal civile compromette la bellezza della democrazia. E la cosa è tanto più grave quando si è in presenza di una disumanizzazione etica e tecnica, come nell’odierna situazione. Allora il richiamo all’arte può costituire un’alternativa efficace.

A tal fine si potrebbe puntare su un duplice invito: aprire i musei e realizzare musei all’aperto. Alla base della duplice proposta c’è una comune convinzione: che l’arte vada goduta in modo universale, tanto che potremmo parlare di un “diritto alla bellezza” così come si parla di un diritto alla felicità o alla salute, nel senso di dischiudere nuovi orizzonti di senso. Si tratta allora da superare alcune formule, che pure hanno avuto fortuna, vale a dire “l’arte per l’arte” ovvero “l’arte per il popolo”: in realtà, estetismo e populismo non pagano, perché l’arte non può isolarsi o chiudersi in se stessa né essere condizionata da finalità ad essa estranee o estrinseche. La bellezza che l’arte esprime o a cui tende non è per “anime belle” né è “organica” a qualche ideologia. La formula, allora, potrebbe essere “l’arte per la persona”, per dire che l’arte è espressione della persona dell’artista, il quale nell’opera si realizza, ed è coinvolgimento della persona che ne fruisce: libero è l’artista, libero è il fruitore. Pertanto “de gustibus disputandum est”, in quanto è bene che si discuta in termini di incontro e di confronto. Ancora una volta il pluralismo è valore, nel senso che la molteplicità delle interpretazioni e delle valutazioni segnano la vitalità dell’opera e favoriscono un fecondo dialogo ermeneutico.

Dunque, aprire i musei e realizzare musei all’aperto costituiscono due modalità concrete per far incontrare l’arte con le persone, e aiutarle ad aprirsi alla bellezza nella consapevolezza, peraltro, che quella artistica è solo una forma di bellezza, e non va isolata (tanto meno assolutizzata), bensì collocata in un contesto plurale, che comprende la bellezza della natura e della persona, fino alla bellezza dell’essere e di Dio. Con ciò si vuole sottolineare l’esigenza di incentivare un rapporto immediato tra le persone e l’arte. Un tale rapporto può realizzarsi, se l’arte entra nel quotidiano, se fa parte dell’ambiente, se vive con l’uomo nell’ordinarietà dell’esistenza, se contribuisce a formare il “bene essere” e il “bell’essere”.

Pertanto (conclude il prof. Galeazzi) la bellezza deve essere (ed essere percepita) parte integrante della vita di ciascuno, e una frequentazione quotidiana, diretta e spontanea costituisce la migliore educazione alla bellezza e all’arte, per evitare che l’arte e la bellezza siano trasformate in oggetti da vendere o in fattori favorenti le vendite. Insomma, s’impone di passare dalla “bellezza merce” alla “bellezza motore”, cioè dalla bellezza – anzi pseudo bellezza –  che passivizza l’uomo alla bellezza – autentica bellezza – che attiva le potenzialità dell’inconscio spirituale dell’uomo. Il che reclama non solo un impegno individuale, ma un’attivazione di energie dal punto di vista sociale, rinnovando il nesso tra il bello e il bene, e realizzando una inedita alleanza tra il bello e la città.