La riduzione delle rese di uva è legge. Nel decreto Rilancio l’attesissima norma assieme alla vendemmia verde.
La riduzione della resa massima di uva per ettaro per la produzione di vini comuni è legge. La norma. attesissima dal settore vitivinicolo e dalla maggioranza delle imprese di categoria, fa capolino tra le misure per contrastare i contraccolpi economici della pandemia del decreto Rilancio e mira a dare una boccata d’ossigeno al settore. Prevede una riduzione delle rese per ettaro per la produzione di uve per vino generico, da 50 tonnellate a 30 tonnellate ad ettaro, con alcune deroghe fino a 40 tonnellate. per alcuni territori dove si è avuta tale produzione negli ultimi 5 anni.
“Si tratta di un’importante conquista per le imprese vitivinicole. Le grandi giacenze di uva, assieme ai prezzi bassi e alla disparità tra la raccolta dichiarata e il vino prodotto, rappresentano, infatti, alcune tra le principali emergenze del settore vitivinicolo, specie in Sicilia”, afferma il deputato M5S a Montecitorio, Antonio Lombardo, che su questo argomento, in Commissione Agricoltura della Camera, aveva presentato un emendamento alla proposta di legge sulla semplificazione agricola.
Le buone notizie per il settore vitivinicolo non si fermano qui. Nel decreto c’è spazio pure per la vendemmia verde, per contributi, cioè, alle imprese che si impegnano a tagliare la produzione di uve destinate ai vini di qualità. Secondo quanto previsto dall’articolo 223 del decreto Rilancio, i contributi andranno alle imprese del settore che si impegneranno alla riduzione volontaria della produzione di uve destinate alla produzione di vini a denominazione di origine e a indicazione geografica. A questi interventi sono destinati 100 milioni di euro per il 2020. “La vendemmia verde, assieme alla distillazione di crisi, da finanziare con fondi europei – afferma Lombardo – potrà consentire di dare equilibrio al mercato, sostegno economico alle imprese e, soprattutto, di migliorare la qualità della produzione vitivinicola”.