14 Dicembre 2024

Turismo termale in Sicilia:una risorsa poco sfruttata

Presidente-Musumeci

Lo stato di salute del mercato termale in Sicilia, le prospettive di rilancio dopo la dura battuta d’arresto imposta dal Covid, gli interventi necessari in materia turistica, finanziaria e normativa.Sono i temi dell’incontro su “Il termalismo in Sicilia, parliamone e facciamo rete”, organizzato oggi dalla Regione Siciliana, in collaborazione con il Cefpas, al Palazzo Riso di Palermo.
«La Sicilia, tra i tanti tesori di cui la natura l’ha dotata – afferma il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci – può vantare un patrimonio di sorgenti termali – non solo acque ma anche fanghi terapeutici – che per troppo tempo purtroppo è stato dimenticato, o peggio, ignorato, per colpa di tutti. A fronte dei tanti siti disseminati sul nostro territorio, che potrebbero offrire i percorsi terapeutici finalizzati alle cure che già gli antichi romani apprezzavano, o semplicemente i servizi richiesti da chi vuole concedersi un po’ di altrettanto salutare relax, sono pochissimi gli stabilimenti accreditati con il Servizio sanitario così come le strutture ricettive in grado di accogliere il turismo di questo particolare segmento. I dati dello studio realizzato da Federterme forniscono l’ennesima conferma: la Sicilia ha un fortissimo richiamo attrattivo, anche per il turismo termale, ma una offerta che è decisamente carente, soprattutto a confronto di altre regioni». «La nostra ferma volontà – aggiunge Musumeci – è potenziare e arricchire gli impianti termali siciliani che devono diventare attrattori turistici e fonte di reddito per i tanti operatori dell’Isola. Lavoriamo con convinzione per raggiungere al più presto questo obiettivo e, anche con questa giornata di lavoro e di ascolto, rinnoviamo l’impegno della Regione al fianco dei tanti operatori del settore del termalismo e del benessere che lavorano perché anche la Sicilia sia competitiva in un segmento in crescita esponenziale. Da noi il termalismo può diventare una straordinaria ricchezza e può esserlo dodici mesi all’anno».
Durante la giornata di lavori sono intervenuti, tra gli altri, Gaetano Armao, assessore regionale all’Economia, Ruggero Razza, assessore regionale per la Salute, Giusy Savarino, presidente della quarta commissione all’Ars, Giovanni Mauro, direttore amministrativo del Cefpas, Antonio Martini, dirigente generale del dipartimento regionale Energia, Rosario Faraci, docente dell’Università di Catania, Stefania Capaldo, vicepresidente Federalberghi Terme, Toti Piscopo, delegato Federturismo Confindustria Sicilia, Aurelio Crudeli, direttore generale Federterme, Eleonora Lo Curto, prima firmataria di un ddl sul tema all’Ars.Da istituzioni e operatori del settore è stato sottolineato come la Sicilia, grazie alla sua posizione geografica, alle risorse naturali, ai siti archeologici e culturali, costruendo una rete per l’innovazione del prodotto termale così come richiede il mercato, potrebbe diventare la “California d’Europa” ed ospitare, soprattutto fuori stagione, flussi di persone in cerca di un soggiorno che offra esperienze indimenticabili.
«Il turismo sanitario è una grande potenzialità, dentro la quale c’è il turismo termale – dichiara l’assessore alla Salute, Razza – Da questa iniziativa nasce l’idea di creare un grande distretto che metta insieme i poli della sanità pubblica e quelli della sanità privata con le imprese che vogliono investire sulla Sicilia. L’obiettivo è quello di creare finalmente in Sicilia il punto di riferimento per l’Italia del grande turismo sanitario, che oggi dalla Croazia salta il nostro Paese e arriva direttamente in Spagna e Portogallo».
Tra i temi del confronto l’atteso disegno di legge sul riordino del settore delle acque termali in Sicilia, approvato dalla commissione Ambiente dell’Ars, e il futuro delle terme di Acireale e Sciacca.«La scelta del governo Musumeci – spiega l’assessore all’Economia, Armao – è stata quella, dopo un passaggio in Conferenza Stato-Regioni, di rivolgersi a Inail che ha dato la disponibilità ad acquistare i compendi aziendali di Acireale e Sciacca, ma passando da un piano industriale che individuasse forme di redditività sulle quali selezionare l’impresa o l’operatore economico. Il piano industriale è sostanzialmente definito dal gruppo di lavoro coordinato dal professore Faraci. Quando sarà tutto pronto, Inail potrà definire l’acquisizione e si potrà partire con il rilancio di questi straordinari compendi aziendali che abbiamo trovato chiusi e che provvederemo a sottoporre, fin dai primi del prossimo anno, a interventi di manutenzione straordinaria, per rilanciarli definitivamente con la selezione degli operatori economici».
Estremamente interessanti i dati contenuti nel report su “Le vie siciliane del benessere”, realizzato da Federterme (una sintesi nella scheda allegata).
«Da questo studio emerge un termalismo siciliano che ha subìto una forte flessione nell’ultimo decennio, in epoca pre-Covid – sottolinea Aurelio Crudeli, direttore generale Federterme –  ma che deve essere rivitalizzato, in una sede regionale che ha una potenzialità attrattiva molto spiccata ed elevata dal punto di vista turistico. Si tratta di integrare l’offerta termale, sia quella tradizionale che quella di benessere, con questi asset turistici che sono sul territorio».
«Lo studio commissionato dal Cefpas delinea la specificità delle cure termali e le grandi potenzialità che esse rappresentano per l’ecosistema della salute e la competitività del territorio siciliano – afferma Roberto Sanfilippo, direttore generale del Cefpas – considerato che, secondo i dati raccolti da Federterme, il valore del turismo sanitario in Italia nel 2019 ha superato i 2 miliardi di euro, con un trend in crescita del 29 per cento rispetto al biennio precedente. Il sistema termale è uno strumento di cura e di possibile terapia, ma anche un punto di forza dell’offerta integrata di servizi sanitari e turistici capace di generare effetti positivi su un ampio indotto. Occorre costruire insieme un settore in cui coniugare turismo medicale e del benessere, integrando la formazione del personale medico, le cure cliniche e assistenziali dei pazienti con l’opportunità di soggiornare nelle località costiere e dell’entroterra siciliano. Ciò avrà certamente effetti positivi sull’economia locale e sull’attrattività dei luoghi, dei borghi e delle strutture museali e dei servizi di ospitalità. In questo contesto, il Cefpas può certamente essere uno degli interlocutori di questo cluster turistico-sanitario regionale». 
In occasione dell’evento, è stato distribuito un numero de “L’isola del tesoro”, la rivista edita dall’Osservatorio politica turistica mediterranea, con uno speciale dedicato alle terme in Sicilia.

Sintesi dei dati contenuti nel report su “Le vie siciliane del benessere”, realizzato da Federterme.

IL MERCATO. Le località con acque termali, che in Sicilia si trovano dislocate in sei province su nove con caratteristiche chimico-fisiche diverse e particolarmente competitive, sono in grado di intercettare l’ambito sanitario e il mercato del benessere, settori che a volte si integrano, ma che non coincidono. Quello sanitario consente ai pazienti di sottoporsi a cure ad alta intensità o complessità, come quelle oncologiche o cardiache, ma anche a bassa intensità, come il recupero post-operatorio, i trattamenti dermatologici, estetici o riabilitativi. Una condizione che spinge anche a integrare le cure con un soggiorno in località turistiche molto attrattive per storia, cultura e natura.

La Sicilia, per esempio, avrebbe ottime possibilità di trarre vantaggio economico da questo settore (che in Italia nel 2019 ha generato 2 miliardi di euro, con una crescita del 29% rispetto al 2017) e ha come competitor principali Croazia, Portogallo, Spagna e Israele. Il mercato del benessere, invece, ha una vocazione spiccatamente turistica, perché il consumatore, appartenente a un target medio-alto, viaggia per migliorare il proprio stato di salute grazie ai trattamenti termali, ma si dedica anche a escursioni, shopping, turismo gastronomico, generando ricchezza sul territorio.

I DATI SICILIANI

In Italia il turismo termale può contare su 768 stabilimenti attivi (quinto Paese al mondo), per un totale di quasi 3,5 milioni di arrivi e quasi 11 milioni di presenze, con una permanenza media di tre giorni (dati 2017). La Sicilia intercetta solo 45 mila arrivi (quasi 277 mila presenze), ma il mercato estero rappresenta il 79% del totale delle presenze (dato quasi doppio rispetto alla media nazionale), segno che l’Isola si pone come forte attrattore per i turisti di origine straniera, che restano mediamente 2 giorni in più degli italiani (6,7 giorni contro 4,7) e percentualmente preferiscono la nostra regione rispetto alla “regina” delle terme, la Toscana.

A questo alto potenziale, purtroppo, non corrisponde un’offerta adeguata. In Sicilia sono attivi 4 stabilimenti accreditati col Servizio sanitario nazionale, 5 aziende termali aderenti alla fondazione per la ricerca scientifica termale e 2 alberghi convenzionati Inps in località con terme (dati 2018). Le località più accreditate sono Sciacca e Montevago nell’Agrigentino, Alì Terme e Vulcano in provincia di Messina, Alcamo e Castellammare nel Trapanese, mentre a Geraci, nel Palermitano, viene segnalato lo stabilimento per l’imbottigliamento dell’acqua.

Il settore termale offre una notevole occupazione femminile qualificata, con un’incidenza del 62,3% sul totale, inferiore alla sanità privata, ma superiore alle attività connesse a turismo, ristorazione e strutture ricettive.

Il turismo termale ha, però, subìto in Sicilia una battuta d’arresto tra il 2009 e il 2017; in questo periodo gli ospiti negli alberghi sono diminuiti del 31%, contro una crescita del 13% in Piemonte, del 7% in Toscana, del 53% in Puglia. Risultano chiuse le strutture di maggiore richiamo internazionale, a causa di mancanza di operatori pubblici e privati capaci di investire nelle strutture e nei servizi, ma anche di problemi burocratico-amministrativi, che hanno reso difficile l’entrata nel settore termale siciliano di operatori esterni, e di fiscalità non in linea con le modalità adottate nelle altre regioni italiane.