SICILIA Finanziati 585 progetti per recupero borghi rurali,palmenti,mulini, masserie
MICHELE LA ROSA – Ci sono palmenti, masserie, mulini, fabbricati rurali, alcuni di loro diventeranno pure musei. Si tratta di progetti di interventi proposti da privati, o in qualche caso anche dalle parrocchie. Un immenso patrimonio architettonico che potrà essere recuperato. Nella zona dell’Etna sono numerosi i progetti ammessi a finanziamento. Oltre 76 milioni di euro, provenienti dai fondi del Pnrr, per restaurare e valorizzare il patrimonio architettonico e paesaggistico rurale siciliano. È stato pubblicato dall’assessorato regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana l’elenco definitivo dei 565 progetti ammessi al finanziamento (puoi consultarlo qui https://www.regione.sicilia.it/sites/default/files/2022-11/Allegato%20A_0.pdf) . La misura punta a valorizzare e rendere più moderno e funzionale un patrimonio edilizio per lo più degradato e spesso di difficile accessibilità, in cui rientrano masserie, casali, case coloniche, stalle, mulini, frantoi o anche piccole chiese rurali che potranno così ritornare a essere presidi vivi del territorio, con finalità anche didattico-educative. I progetti, infatti, privilegiano il ricorso alle moderne tecniche di digitalizzazione e divulgazione e hanno come obiettivo prioritario quello di restituire vivibilità e funzionalità a questo patrimonio, recuperando immobili destinati a uso rurale, civile e religioso. A essere finanziate non sono soltanto le iniziative legate al mondo agricolo, ma anche quelle che prevedono la creazione di servizi di più moderna concezione destinati alla fruizione culturale e turistica. «Si tratta di un’importante misura di contrasto al degrado ambientale e culturale – dichiara l’assessore regionale ai Beni culturali e all’Identità siciliana, Elvira Amata – che contribuisce a riqualificare quei contesti rurali che nel tempo hanno subito un progressivo processo di abbandono e di degenerazione, tale da alterare il rapporto con gli spazi e il paesaggio circostante.
Il tetto massimo per ciascun intervento è stato di 150 mila euro, risorse per l’80% a fondo perduto che sono elevate al 100% nel caso di beni dichiarati di interesse culturale.