23 Novembre 2024

Da Raccuia a Mineo, quei Castelli custodi di storia e del territorio

Concluse “Giornate nazionali dei Castelli’ organizzate dall’Istituto Italiano dei Castelli

Due luoghi ritrovati che hanno voglia di farsi conoscere. Profondamente diversi per forma e ubicazione, i castelli di Raccuja e Serravalle tornano ad abbracciare le loro comunità, dopo averle protette dall’alto per secoli, arricchendo il prezioso e vasto patrimonio di castelli, forti, dongioni e torri d’avvistamento in Sicilia. 

Tanto si deve all’attività dell’Istituto italiano dei Castelli onlus, promotore in tutta Italia della XXIV edizione delle ‘Giornate nazionali dei Castelli’, che si sono svolte questo fine settimana e che completeranno il cartellone di iniziative a settembre, quando protagonista sarà il Castello di Noto. 

Sabato e domenica l’Istituto nazionale, in sinergia con la sezione siciliana della onlus, ha organizzato due giornate di studi, approfondimenti e visite in provincia di Messina, a Raccuja nel castello Branciforti e a Mineo, nel catanese, presso il castello di Serravalle.

RACCUJA – A Raccuja la giornata si è aperta con un seminario all’interno della sala conferenze della fortificazione, dedicata alla memoria dell’avvocato Nunzio Astone che, tra gli anni Ottanta e Novanta, è stato fautore dell’acquisto della struttura da parte del Comune e si è prodigato per portare avanti un ventennale restauro. Lo hanno ricordato le figlie, Maria Annunziata e Antonella Astone, docenti dell’Università di Messina: “Dobbiamo ringraziare la presidente nazionale dell’Istituto italiano dei Castelli, Michaela d’Alcontres Marullo – hanno detto – che ha coronato quel sogno divenuto realtà e portato avanti da nostro padre. Grazie a lei, infatti, oggi l’edificio è inserito nel circuito italiano dei castelli.” Nunzio Astone è stato un amministratore molto attento allo sviluppo di questo territorio. 

La tavola rotonda è stata aperta dal sindaco di Raccuja, Ivan Martella, insieme alla presidente Michaela d’Alcontres Marullo e hanno partecipato il contrammiraglio Santo Giacomo Legrottaglie, delegato per la provincia di Messina dell’Istituto italiano dei Castelli e il direttore editoriale della ‘Gazzetta del Sud’, Lino Morgante. Presente all’iniziativa, inoltre, il prorettore dell’Università di Messina, Giovanni Moschella.

Le relazioni tecniche sono state affidate all’architetto Mirella Vinci, soprintendente ai Beni Culturali ed Ambientali di Messina che ha tratteggiato un’analisi sulla storia e sull’Architettura del castello di Raccuja, “che appartiene a un patrimonio che va salvaguardato e conservato, ha evidenziato la soprintendente. Negli anni la Soprintendenza si è molto impegnata per la salvaguardia della struttura raccuiese. La provincia di Messina possiede tanti castelli, anche perché ha un’estensione territoriale notevole, più delle altre otto province e, quindi, tante preziose strutture da considerare”.    Il professore Biagio Ricciardi, dell’Istituto Italiano dei Castelli, ha curato una breve storia della famiglia Branciforti in Sicilia, “grande famiglia dell’aristocrazia siciliana – ha sottolineato – con radici in Spagna e in Francia, fondatori di almeno 30 grandi abitati nell’Isola”.

Il sindaco Ivan Martella, presente insieme alla giunta e ai consiglieri comunali, ha ricordato “quanto sia motivo d’orgoglio per la comunità di Raccuja avere una struttura tra i principali castelli storici d’Italia. Dopo la fase del lungo restauro siamo ora impegnati nel percorso di valorizzazione, ci stiamo concentrando sul futuro di questo piccolo borgo puntando tutto sul nostro castello, sulla cultura e sulle nostre bellezze naturalistiche”.

“Molto si è fatto per il patrimonio castellano siciliano – ha spiegato la presidente nazionale Iic Michaela d’Alcontres Marullo  tanto ancora si deve fare, come qui a Raccuja, dove il castello, dopo il suo recupero, ha bisogno di essere inserito pianamente nel ciclo turistico ed economico della vita sociale del territorio. Il nostro impegno è quello di creare una rete tra tutti i castelli per alimentare anche una rete del turismo castellano, che ancora manca ed è in grado di risvegliare anche le aree più interne dei nostri comprensori. Bisogna lavorare per strutturare questa rete e renderla attraente”.

E non vi è dubbio come la comunicazione possa contribuire a ciò. Lo ha sottolineato il direttore editoriale di ‘Gazzetta del Sud’, Lino Morgante: “Seguo da molti anni l’attività dell’Istituto italiano dei Castelli – ha sottolineato Morgante -. È necessario riscoprire i nostri borghi che hanno una loro storia e sono microcosmi parecchio apprezzati all’estero. Molti da fuori hanno acquistato case, guardiamo a quanto avvenuto in Umbria e Toscana, ciò sta avvenendo da qualche anno anche in Sicilia e Calabria; oppure pensare al modello dell’albergo diffuso, nuove soluzioni che stanno facendo rinascere tante piccole realtà della nostra Isola”. 

Il contrammiraglio Santo Giacomo Legrottaglie è colui che ha capito il valore della conoscenza e divulgazione, aprendo ai cittadini spazi storici ricadenti in aree militari, come il Forte San Salvatore nella zona Falcata di Messina: “Ho cominciato a occuparmi del ‘mondo dei castelli’ quando ero comandante della base navale della Marina Militare di Messina. Il forte San Salvatore è l’immagine della città dello Stretto, l’abbiamo voluta riaprire alla fruizione. Ecco bisogna fare così, i beni architettonici della provincia di Messina devono essere fruibili per essere conosciuti quanto più possibile: rappresentano un patrimonio inestimabile che deve consentire di sviluppare quel volano turistico importantissimo per questi territori, riscoprendo magari anche economie virtuose, come a Raccuja, per esempio la produzione della seta”.  

La giornata si è conclusa con la visita guidata alla Chiesa Madre di Santa Maria di Gesù e il percorso ‘Antonello Gagini tra Messina e Palermo’, curato dal direttore del Museo regionale interdisciplinare di Messina  l’architetto Orazio Micali: “Raccuja è particolarmente importante per la storia medievale della Sicilia – ha spiegato il direttore del MuMe – dopo una fase di depressione dell’Isola, all’inizio del XIV secolo, è seguita una ripresa a partire dal secondo decennio del secolo successivo, che ha portato le città, ma soprattutto le committenze ad elevare la richiesta di opere, chiamando importanti artisti da altre zone della penisola, in particolare Toscana, Veneto e Lombardia fino e oltre le Alpi. In questo quadro si inserisce la presenza di autorevoli esponenti, quali sono stati i Gagini, dal padre Domenico al figlio Antonello, presenze straordinarie sul finire del 1400 e la prima metà del 1500. Le opere sono per lo più presenti – spiega Micali – li dove sono state commissionate e realizzate, prevalentemente edifici sacri ma non solo, sulla dorsale tra Palermo e Messina, dove l’attività di questi due artisti è stata intensa, ma anche in altre parti della Sicilia e del Meridione d’Italia. La Chiesa Madre di Raccuja è un edificio molto importante costruito in un periodo abbastanza lungo, che custodisce opere di valore, anche attribuite a Giovan Battista Mazzolo, testimoniando l’altissima qualità della committenza e anche degli artisti che in quel periodo hanno operato in Sicilia e nella provincia di Messina, chiamati da commercianti e nobili del territorio”.

A seguire le emozioni del concerto di apertura della rassegna ‘Note di primavera’, diretta dal maestro Antonio Leone, note finali di una giornata che ha donato contemporaneità alla Storia. 

Il castello torre di Mineo

SERRAVALLE – Il Castello di Serravalle, a Mineo, è un suggestivo ‘punto d’osservazione’ che guarda a 360 gradi sulla Valle dei Margi e dell’Etna, regalando una vista unica. La torre si eleva ferma e sicura dal XIII secolo, per molti anni è rimasta chiusa, sospesa a metà tra il tempo e il fascino della sua struttura. L’edificio è stato al centro, ieri, della seconda ‘Giornata nazionale dei Castelli’, con una visita guidata organizzata dalla sezione siciliana dell’Istituto Italiano dei Castelli. 

 La struttura è tornata a vivere grazie al ritorno in Sicilia della proprietaria, l’avvocato Orsola Sedati, che ha ereditato il castello di Serravalle nel 2008. La famiglia è proprietaria dell’edificio dal 1513. Nel 2007 l’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana ha imposto sul castello il vincolo di interesse storico-artistico: “Tutti lo guardavano da lontano, nessuno lo conosceva – racconta la proprietaria – la sua riapertura per me significa restituirlo alla gente”. 

All’iniziativa hanno partecipato Maria Vittoria D’Amico Santagati, presidente sezione Sicilia dell’Istituto italiano dei Castelli, Fulvia Caffo, consigliere scientifico nazionale Iic e curatrice dell’evento, Giuseppe Brunetti Baldi, vicepresidente di sezione e consigliere nazionale dell’Istituto italiano dei Castelli. Un folto e interessato gruppo di soci e simpatizzanti, provenienti da tutte le parti della Sicilia, ha seguito la dettagliata e appassionata visita guidata dalla proprietaria Orsola Sedati, preceduta da una introduzione di Salvatore Nicolosi, appassionato studioso del territorio calatino. 

 “Grazie all’impegno e all’ amore di Orsola Sedati, insieme a risorse pubbliche, dopo un intervento di restauro importante, adesso è una struttura confortevole e accogliente”, osserva la presidente regionale Maria Vittoria D’Amico Santagati. “Confidiamo – aggiunge – che il castello possa essere un attrattore importante per il turismo siciliano. Lo spirito di questa giornata è stato animato anche dalla voglia di riscoprire storia e bellezza della nostra Sicilia”.

 “Serravalle è un significato esempio del valore storico – architettonico del patrimonio castellano in Sicilia e del lavoro di recupero fatto in questi decenni – evidenzia l’architetto Fulvia Caffo, del direttivo regionale e consigliere scientifico nazionale. Questo castello conserva ancora quell’importanza strategica di ‘emergenza paesaggistica’, avuta nei secoli”. 

Sempre nel castello è stata degustata una colazione di prodotti tipici del territorio. 

La giornata, inoltre, si è rivelata un’occasione unica, in quanto è stato possibile visitare la vicina area archeologica di Paliké (IV sec. a.C.), di proprietà della Regione Siciliana, che è stata aperta in via straordinaria ai partecipanti alle ‘Giornata Nazionali dei Castelli’. Era presente il direttore del Parco archeologico e paesaggistico di Catania e della valle dell’Aci, Giuseppe D’Urso che ha sottolineato “l’importanza della valorizzazione e fruizione dell’area archeologica, al momento, oggetto di necessari lavori di adeguamento tecnologico del piccolo antiquarium”.

 Il vicepresidente Giuseppe Brunetti Baldi ha ribadito come “l’Istituto italiano dei Castelli, promuovendo la bellezza del patrimonio fortificato contribuisca alla conoscenza di tutto il patrimonio storico – architettonico culturale nazionale”. La visita è stata condotta dagli archeologi Luisa Maniscalco, già responsabile del sito, e Brian McConnell, che hanno raccontato le fasi della lunga storia del santuario più importante delle popolazioni sicule e le importanti scoperte archeologiche degli ultimi anni, raccolte nella pubblicazione ‘Il Santuario dei Palici: Le ricerche del secondo decennio’, Palermo 2018.