8 Ottobre 2024

MESSINA – Asma grave, nuova terapia in “autogestione” con anticorpi monoclonali

Una nuova terapia con anticorpi monoclonali contro l’asma grave è disponibile al Policlinico di Messina e ha l’obiettivo di rendere i pazienti “autonomi” soprattutto in questo periodo pandemico ed evitare si rechino in ospedale ogni mese per ricevere la somministrazione: la novità consiste in una penna pre-riempita che consente al malato un’autogestione con una semplice iniezione. 

In Italia a soffrire d’asma sono circa 3 milioni di persone, circa il 10% è colpito dalla forma grave, che si caratterizza per crisi particolarmente serie al punto da costringere ogni anno 4 persone su 10 a ricorrere alle cure del pronto soccorso. In Sicilia si calcola che i pazienti asmatici siano circa 500mila, dei quali circa il 5-10% affetto in forma grave, che si manifesta con “fame d’aria” ed episodi di importante difficoltà respiratoria (dati ISTAT documentano 35 decessi per asma in Sicilia solo nel 2016). Negli ultimi anni la ricerca scientifica e farmacologica ha ottenuto significativi risultati per la gestione di queste forme di malattia. Una delle novità indicate per la cura delle forme gravi di asma allergico/eosinofilo è un anticorpo monoclonale (mepolizumab) sviluppato anche in una formulazione inserita in un nuovo dispositivo, una penna, che consente di tenere le crisi sotto controllo tramite una semplice iniezione da fare tranquillamente anche a casa. Una svolta importante soprattutto in questo periodo di Covid-19, a vantaggio della qualità di vita del paziente che non sarà più costretto a recarsi in ospedale una volta al mese per la somministrazione della cura. Uno degli aspetti cruciali della terapia rimane in ogni caso l’aderenza, che solo un rapporto di fiducia e di continuità con il medico può garantire, permettendo al paziente di apprezzarne i benefici e sentirsi sostenuto, anche nell’utilizzo di una modalità innovativa come questa. Il profilo di sicurezza del farmaco è tale che recentemente è stata approvata dall’AIFA anche la formulazione pediatrica (fascia d’età 6-12 anni), la cui somministrazione resta però “tradizionale” e da effettuare sempre secondo il parere e controllo dello specialista. I risultati degli studi clinici, confermati nella ‘real life’, hanno dimostrato che questa cura è in grado anzitutto di bloccare il processo infiammatorio, riducendo le riacutizzazioni, in particolare quelle che provocano un accesso al pronto soccorso o un ricovero in ospedale. Di queste importanti novità ne abbiamo parlato con il professor Sebastiano Gangemi,direttore della Unità Operativa e della Scuola di Specializzazione di Allergologia clinica al Policlinico di Messina.

“L’asma grave è una patologia invalidante che limita il paziente in qualsiasi attività – spiega il prof. Sebastiano Gangemi – Diagnosticarla con certezza e tempestività diventa dunque fondamentale per disegnare nel modo corretto la terapia e restituire a chi ne soffre una qualità di vita accettabile. Questa nuova cura, Mepolizumab, è una delle opzioni a disposizione dei pazienti ed è indicata per il tipo di asma grave ‘eosinofilo’, così chiamato dal nome di specifici globuli bianchi, ampiamente rappresentati nell’infiammazione presente nell’asma. Inoltre grazie a questa ‘pennetta’ pre-riempita di farmaco il paziente può praticare l’iniezione da sé, una volta al mese, in casa invece che in ambulatorio o in ospedale. Si tratta di un grande vantaggio specie in questo periodo storico in cui siamo chiamati a contenere il rischio pandemico da Covid-19. Inoltre da studi che stiamo effettuando con gli altri centri italiani (in particolare con il Registro SANI dei pazienti con asma grave), abbiamo potuto osservare che i pazienti che proseguono la terapia biologica in atto, mantengono un livello basso di riacutizzazioni rispetto agli altri che non fanno terapie con anticorpi monoclonali come mepolizumab”. Inoltre si stima che i pazienti con asma grave consumino il 50% delle risorse economiche destinate alla cura della malattia, con costi diretti quali farmaci, visite non programmate, accessi ai servizi di emergenza-urgenza e ricoveri ospedalieri e con costi indiretti come perdita di giorni di lavoro o di scuola. 

Nella foto: il prof. Sebastiano Gangemi.