13 Novembre 2024

Spumanti dell’Etna, il Consorzio presenta le “bollicine” vulcaniche

Michele La Rosa – Il numero di produttori che imbottigliano e commercializzano lo spumante Etna DOC nel corso degli anni è cresciuto e oggi conta 16 realtà, con una produzione per il 2020 che ha superato le 160.000 bottiglie, oltre il 30% in più rispetto al 2019. Sono questi i numeri da cui parte una riflessione del Consorzio Etna Doc per presentare la produzione di spumanti alle pendici del vulcano. Ed in effetti è una realtà che cresce, seppur ancora poco conosciuta anche qui da noi in Sicilia. Sono numeri che iniziano ad accendere curiosità ed interesse, ma accanto alle aziende che già lo commercializzano ci sono altre aziende che stanno “sperimentando” le proprie produzioni di spumanti e da qui a qualche anno le ritroveramo sul mercato. Certo siamo lontani da altre realtà italiane che sono divenute famose nel mondo per i loro spumanti, quando paradossalmente qui, ai piedi dell’Etna la prima spumantizzazione si è registrata addirittura nel 1870, con il Barone Felice Spitaleri di Muglia con uve Pinot nero, per produrre lo “Champagne Etna”, denominazione oggi del tutto impensabile. Ma ritorniamo ai nostri giorni, dove accanto ai vini fermi bianchi, rossi e rosati, ritroviamo anche spumanti Metodo Classico. La ricchezza e l’eterogeneità della viticoltura che si conduce alle pendici dell’Etna sono infatti in grado di svelarsi anche at-traverso l’affascinante universo rappresentato dagli spumanti prodotti con la nobile arte della seconda fermentazione in bottiglia. “La produzione di spumanti Metodo Classico nel nostro territorio, sebbene sia stata introdotta nel disciplinare di produzione solo a partire dal 2011, vanta antiche radici” spiega Antonio Benanti, Presidente del Consorzio di Tutela Vini Etna DOC. Fu infatti il Barone Spitaleri, a fine ‘800, a intuire per primo le potenzialità del territorio etneo per la produzione di vini rifermentati in bottiglia. “Quei primi esperimenti avevano ovviamente come punto di riferimento i cugini d’Oltralpe nella scelta del vitigno da utilizzare. Bisogna aspettare la fine degli anni ’80 del secolo scorso per cominciare a vedere fiorire i primi pioneristici esempi di spumanti autoctoni grazie all’utilizzo del Nerello Mascalese”. Il disciplinare di produzione Etna DOC consente la produzione della tipologia “Spumante” nelle versioni “vinificato in bianco” e “rosato”, con una permanenza sui lieviti di almeno 18 mesi. “Durante l’ultimo incontro del Consorzio, l’assemblea ha approvato la possibilità di produrre lo spumante solo con metodo classico, a conferma della volontà di voler continuare a perseguire senza indugio la strada della qualità” sottolinea Maurizio Lunetta, Direttore del Consorzio di Tutela Vini Etna DOC. “Tra le modifiche approvate dai soci del Consorzio, e che prossimamente entrerà definitivamente in vigore, vi è anche l’aumento dal 60% all’80% dell’utilizzo del Nerello Mascalese, con l’obiettivo di voler legare ancor di più questa tipologia ad uno dei vitigni autoctoni più rappresentativi del territorio e che ben si prestano alla spumantizzazione”.
Ma quali sono le caratteristiche distintive dello spumante Etna DOC? “Prima di tutto bisogna prendere in considerazione le peculiarità del Nerello Mascalese, uva dalla spiccata vocazione ad essere utilizzata anche come base spumante” racconta Michele Scammacca, produttore e pioniere dello spumante Metodo Classico da Nerello Mascalese. Questo antico vitigno autoctono, che si presume sia originario della Contea di Mascali, è il più diffuso alle pendici dell’Etna e possiede alcune caratteristiche che lo rendono ideale anche per la spumantizzazione, a partire dalla grande acidità e dalla bassa concentrazione del colore. “Sono due doti molto importanti che consentono di ottenere vini spumanti eleganti, minerali, in grado di far emergere il territorio di origine. Inoltre, nelle annate migliori, mostra una notevole vocazione alla longevità: la prolungata sosta sui lieviti riesce a regalare spumanti di notevole complessità e profondità”.
Il Consorzio di Tutela Vini Etna DOC sta, inoltre, valutando la possibilità di inserire anche il vitigno Carricante all’interno del disciplinare di pro-duzione per questa tipologia, una nobile uva autoctona a bacca bianca del territorio etneo, già utilizzata come base spumante da molti produttori in quanto dotata di caratteristiche ideali per la produzione di spumanti metodo classico. E certamente è anche il periodo giusto per accendere i riflettori sullo spumante dell’Etna, un periodo in cui crescono i consumi, la voglia di fare regali spesso affascinati da etichette più o meno note di altre regioni italiane, con una lunga storia ma di dubbia qualità del prodotto, seppur alcune sono riuscite a conquistare il mondo. Intanto negli ultimi anni sono aumentati pure gli eventi dedicati agli spumanti siciliani e a quelli dell’Etna, uno dei primi eventi fu “Bollicine dell’Etna”, lanciato nel 2015 dall’Enoteca Regionale per la Sicilia Orientale con sede a Castiglione e che vedeva già una decinda di aziende della zona produrre spumanti.

(Nelle foto Benanti e Lunetta, presidente e direttore del Consorzio ed una esposizione di alcune bottiglie di spumanti etnei nel 2015 presso l’Enoteca Regionale per la Sicilia Orientale)