LINGUAGLOSSA – Le nocciole dell’Etna verso il Marchio DOP? Ipotesi di sviluppo e valorizzazione
MICHELE LA ROSA – Le nocciole dell’Etna possono ancora essere una ricchezza per il territorio così come lo erano fino agli anni intorno al 1980/90? L’interrogativo è d’obbligo, e da qui una serie di ipotesi per rilanciare la produzione e puntare in alto, magari cercando di ottenere lo stesso effetto e fenomeno che sta interessando, nella stessa zona, il vino. Una delle proposte ufficializzate è quella di puntare al al riconoscimento del Marchio DOP. Questa ipotesi circola da tempo ma adesso sembra che si voglia veramente tentare questa strada per valorizzare la produzione etnea, ridotta rispetto a molti anni fa per gli alti costi di gestione dei noccioleti e per un mercato concorrenziale sempre più aggressivo che negli anni ha portato pure all’abbandono di molti noccioleti. “Credo che tentare di ottenere il riconoscimento della Denominazione di Origine Protetta sia un passaggio necessario per salvare le nostre produzioni e rilanciarle in una dimensione diversa. Dobbiamo puntare a far conoscere, come un tempo, le nostre produzioni di nocciole, da qui la necessità di ipotizzare un progetto di valorizzazione e promozione” – dice Luca Stagnitta, sindaco di Linguaglossa, durante un convegno specifico sulla nocciola dell’Etna, tenutosi nei giorni scorsi nel contesto degli eventi “Piazze del Gusto”. L’idea è di immaginare ciò che è successo con i vini dell’Etna, ormai conosciuti in tutto il mondo. “Condivido il progetto del mio collega sindaco, consapevole comunque che non sarà facile o immediato raggiungere l’obiettivo di conquistare il Marchio DOP, anche se inizialmente ero proiettato a tentare la strada di puntare verso l’IGP, l’indicazione geografica protetta” – affermava Alfio La Spina, sindaco di Sant’Alfio, altro comune con un vasto territorio a noccioleti. A questo punto l’obiettivo dovrebbe essere condiviso da produttori e comuni anche viciniori, come Castiglione di Sicilia ed altri. Importante la testimonianza del produttore Rosario Di Francesco che si sta scommettendo in tale direzione, confermando che c’è richiesta di nocciole sul mercato, raccontando delle difficoltà burocratiche ma anche di come sia apprezzata la produzione di nocciole etnee, facendo rilevare anche le “difficoltà” di avere delle cultivar di nocciole con certificazione di produzione in Sicilia per cui, a suo parere non sarà facile ottenere al momento il riconoscimento della Denominazione di Origine Protetta. Salvatore Sgroi, medico e presidente del consiglio comunale di Linguaglossa, invece ha evidenziato le proprietà organolettiche della nocciola e la loro importanza, i benefici e le proprietà nutrizionali. Nello stesso convegno era presente pure Maria Grazia Anzalone, medico e presidente provinciale dell’Aism, l’Associazione italiana Sclerosi Multipla, che ha evidenziato l’importanza di questa associazione e del ruolo che svolge sul territorio, anche attraverso il coinvolgimento in eventi come le “Piazze del Gusto”. La professoressa Maria Francesca Miano, dirigente scolastico dell’Istituto Superiore Enrico Medi di Randazzo, ha sottolineato il ruolo della formazione scolastica e la disponibilità dell’Istituto a progetti come questo per la valorizzazione dei prodotti tipici locali che richiede anche maestranze adeguatamente e professionalmente adeguate. La produzione di nocciole sull’Etna, soprattutto in questo versante, storicamente è stata importante almeno fino agli anni 1980/90, vaste superfici che si affiancavano ai vigneti, poi c’è stato un abbandono graduale. Oggi comunque la superfice a noccioleti è ancora significativa, da qui l’ipotesi di rilanciare e valorizzarne la produzione anche in chiave moderna, ovvero in grado di consentire la lavorazione delle coltivazioni e raccolta anche con mezzi meccanici .A crederci dovranno essere soprattutto i produttori, oltre che le istituzioni pronte a sostenere il progetto di valorizzazione.