18 Maggio 2024

CASTIGLIONE SICILIA – Totò Cuffaro presenta il suo libro

cuffaro“L’uomo è un mendicante che crede di essere un re”, il libro di Totò Cuffaro che sarà presentato presso le Cantine Patria a Solicchiata venerdì 29 luglio alle ore 19.00 . Alla presentazione interverrano l’autore, Franco Di Miceli patron delle Cantine Patria, Rita Bernardini del Partito Radicale ( nell’occasione presenterà l’ultimo lavoro di Marco Pannella). Moderatore dell’incontro sarà il giornalista Rai Guglielmo Troina . Seguirà un concerto musicale di Mario Venuti. Per Totò Cuffaro è un ritorno alle Cantine Patria, l’ex senatore ed ex presidente della Regione è un amico di Franco Di Miceli, ma Totò Cuffaro è stato nel passato molto presente in questo territorio, a parte gli incontri istituzionali come Presidente o come senatore,  lo ricordiamo, ad esempio, a Santa Domenica Vittoria durante la processione di Sant’Antonio o a Maletto durante la Sagra delle fragoleCuffaro-e-La-Via-portano-la, con la sua ironia e simpatia  di sempre nell’intrattenersi e scherzare con i cittadini.  Totò Cuffaro, ha scritto nei cinque anni di detenzione  “Il candore delle cornacchie” (2012) e “Le carezze della nenia” (2014). “L’uomo è un mendicante che crede di essere un re” è un libro ricco di fede e sostenuto dalla Passione e dalla speranza, dove non mancano le citazioni e riflessioni, che, aiutano a comprendere il dramma dell’uomo.

Sinossi :

“Cinque anni di galera non sono né pochi né facili da affrontare e superare, oggi posso dire di avercela fatta, ma vi assicuro, mi è costato tanto. Ho lottato contro i duri fortilizi del carcere e contro gli assurdi rancori di certa parte della politica e non solo di essa, che non hanno mai smesso di insidiare il mio corpo e la mia mente. Per non soccombere ho utilizzato le armi del pensiero, dell’amicizia, della fiducia, del rispetto per le Istituzioni, della speranza, dell’amore e della Fede. Non mi sono mai perso d’animo anche se ho avuto tanta paura e ho sofferto tanto. In questi 1780 giorni trascorsi in una cella, ho letto, studiato, scritto e pregato, e più il tempo passava più capivo, giorno dopo giorno, che le sbarre della mia prigione cedevano alla mia resistenza e alla mia ostinata voglia di vivere; sino a vedere il carcere diventare inquieto e confuso di fronte alla mia volontà, sino a vederlo rassegnarsi e persino a diventare fecondo. Oggi posso dire: ho vinto! Non era scontato che ci riuscissi. Voglio dirvi che in questa vittoria, tanto importante per me e la mia famiglia, c’è il contributo di voi che leggendo i miei libri mi siete vicini e mi avete fatto sentire utile ai miei compagni detenuti. Le cose che ho scritto non sono fuori di me e neppure diverse e sono servite a resistere: in carcere scrivere mi ha fatto vivere”.